Editoria di “Stocazzo” – La storia di Maurizio Sbordoni
LA STORIA DI MAURIZIO SBORDONI, LO SCRITTORE DELUSO CHE HA FONDATO LA “STOCAZZO EDITORE”: “L’80% DEI LIBRI IMPOSTI DAL MONDO EDITORIALE SONO SCRITTI DA PERSONE CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON L’EDITORIA. IL PASSEPARTOUT PER ESSERE PUBBLICATI È SOLO L’ESSERE FAMOSI, ANCHE COME GIOCATORE DI SUBBUTEO”
Maurizio Sbordoni è uno scrittore deluso dall’editoria. Talmente deluso che ha deciso di andare controcorrente e aprire una casa editrice dal nome bizzarro: Stocazzo Editore. Un nome che fa sorridere, ma che nasconde una provocazione al mondo letterario. “L’80% dei libri ‘imposti’ dal mondo editoriale sono scritti da persone che nulla hanno a che fare con la letteratura: chef, calciatori, cantanti. Il passepartout per essere pubblicati è solo l’essere famosi, anche come giocatore di Subbuteo, non importa.
Se sei il migliore al mondo a schiacciar zanzare al volo con una racchetta da Paddle e vuoi scrivere un libro, in quel mondo hai le porte spalancate”, racconta Sbordoni a ilfattoquotidiano.it. Proprio in questo scenario è nata la Stocazzo Editore. Una provocazione.
Ci racconta di più?
“Da subito ho capito che con il mondo editoriale avevo poco da spartire. Quando arrivò il momento, come da prassi, di scrivere i ringraziamenti finali per il libro pubblicato, scrissi i “non ringraziamenti”, le persone che non dovevo ringraziare, che non avevano avuto alcun merito per l’uscita del libro.
Non era una boutade, una scelta provocatoria, ma naturale: non capivo perché l’autore dovesse sempre ringraziare il mondo e invece a lui, l’unico nella filiera editoriale senza il quale non ci sarebbe il prodotto libro, non lo ringraziava mai nessuno. Ricevetti molte critiche per quella scelta. La mia editor dell’epoca si offese quando non si vide citata su carta, e un noto autore di narrativa mi scrisse una e-mail di fuoco. “Con quella scelta”, scrisse, “dimostri solo di essere un rompipalle. E con un rompipalle non ci vuole avere a che fare nessuno”. Ricordo che sorrisi e pensai: meglio così”.
In realtà, però, la Stocazzo Editore non è registrata alla Camera di Commercio e dunque non è un vero editore. Ci spiega meglio?
“La Stocazzo Editore non è registrata alla camera di commercio perché nel nostro Paese non è possibile registrare marchi o società contenenti parole contrari alla morale e al pubblico decoro (che poi, è una parolaccia di uso comune, e io da autore ho l’obbligo di scrivere come parla la gente), ma combatterò per fare in modo che quel nome appaia anche nelle carte ufficiali.
Per adesso, l’editore sono io, Maurizio Sbordoni, registrato alla camera di commercio come società uninominale, e pago le tasse su ogni singola copia venduta secondo la legislazione vigente in materia di editoria, oltre a ogni altra incombenza fiscale prevista. Ma quando mi chiedono come si chiama la tua casa editrice, rispondo sempre a tutti, fiero: Stocazzo Editore. Quella parolaccia nasce dal fatto che ogni volta che qualcuno si complimentava con il sottoscritto al sentire i nomi altisonanti con cui avevo appena pubblicato, io mentalmente gridavo “se, stocazzo”, pensando al fatto che avevo dovuto fare tutto io, senza guadagnare un euro. Stocazzo Editore. Lei pensi alla situazione editoriale italiana. Suona bene, o no?”.
Non ha avuto paura di non venir preso sul serio, con un nome del genere?
“No, mai. Non si viene presi sul serio, come autori, durante il percorso tradizionale, anche se gran parte della colpa non è dei singoli protagonisti della filiera editoriale, ma di come è strutturato il mondo editoriale. Sapevo che il nome avrebbe fatto discutere, ma avevo bisogno di un’idea forte che mi aprisse un varco nella comunicazione, fermo restando che poi la parola passa al libro. È sempre lui che comanda”.
La sua esperienza con le case editrici non è stata così positiva?
“Lei giudicherebbe positiva una duplice esperienza in cui, in entrambi i casi, vede il suo libro amato, apprezzato e letto, e poi non guadagna un euro per questo? Che poi, non guadagnare è un eufemismo. Considerato cosa deve fare, al giorno d’oggi, l’autore per avere un minimo di spazio in questa giungla folle che, alla fine, penalizza solo il lettore, direi che la remissione di un mucchio di denaro è certa.
Eppure l’autore non dovrebbe fare impresa, come è possibile rimetterci del denaro? E invece in questa penuria di editori, tranne pochissime eccezioni legate a un numero ristretto di autori, allo scrittore viene chiesto di tutto: dal marketing alla vendita porta a porta, dalle presentazioni sparse in luoghi ameni alla correzione ed editing dei testi”.
Ha subito ostracismo?
“No, la parola ostracismo non è adatta. Direi che per una serie di motivi economicamente incomprensibili, si fanno ostracismo da soli. Scelte economiche dissennate, politiche miopi. Eppure la maggior parte del denaro che spende un lettore entra nelle loro tasche, non nelle tasche degli autori.
Le dico solo, per farle un esempio tra decine, che nel momento di massima richiesta del mio libro uscito nel 2013, dopo 40 giorni eravamo già alla terza ristampa e si stava innescando quel bizzarro fenomeno (adesso nelle librerie impossibile da verificarsi) del famoso “passaparola”. Io lo leggo e mi piace e ne parlo a te che lo leggi e ti piace, eccetera. Bene, esattamente in questa fase, il distributore della mia casa editrice è andato in ferie per due mesi, interrompendo questo domino di passione. Era agosto, e io in quanto autore non ero potuto andare in ferie, dovendo rispondere a centinaia di e-mail di lettori che avevano ordinato un libro che mai sarebbe arrivato. Be’, se lei mi chiede la mia opinione in merito, non ne ho una. Non so rispondere alle cose che non hanno un senso, da qualsiasi angolazione le si guardi”.
Il primo libro pubblicato da Stocazzo Editore si intitola Pococondriaco, e l’ha scritto lei: ce ne parla?
“Il titolo nasce da un gioco di parole di mio padre, secondo cui anche quando si parla di una nevrosi che enfatizza i sintomi, l’ipocondria, io di quella cosa ho “poco” (il titolo starebbe per poco-ipocondriaco). Mio padre mi ha sempre reputato un mezzo scemo, più o meno. Una volta disse, riferendosi alle mie qualità imprenditoriali: se Maurizio vendesse bare, la gente smetterebbe di morire”.
Come sta andando?
“La cosa straordinaria è stata la risposta dei lettori. Ho chattato con migliaia di persone negli ultimi due mesi, e la foto che ho nella camera per nulla oscura della mia mente è di un Paese curioso, appassionato, innamorato dei libri. Tutto il contrario di quello che racconta il mondo editoriale. Anche perché Pococondriaco è fuori dai canali tradizionali, si può avere esclusivamente scrivendo alla e-mail della pagina Facebook della Stocazzo Editore, e arriva direttamente a casa con dedica e autografo del sottoscritto, vergata a mano. Proprio ieri mia moglie mi ha suggerito che ho autografato e dedicato più libri io negli ultimi 30 giorni che il 95% degli autori in tutta la loro vita. E forse ha ragione”.
Fonte: www.dagospia.com